sabato 3 ottobre 2009

Ritratti nel deserto

I ritratti su mummia e su tavola che provengono dall'Egitto romano, sono chiamati "ritatti del Fayyum". Molti di questi ritratti funebri, infatti, sono stati ritrovati nella zona omonima. Altri, però, sono stati rinvenuti dall'Alto Egitto fino alla costa del Mediterraneo.
I ritratti del Fayyum sintetizzano due tradizioni: le pratiche e l'arte funeraria dell'antico Egitto e la ritrattistica romana. Durante i secoli che precedettero la conquista dei Romani, i Tolomei, dinastia regnante in Egitto, insediarono, sia nel Fayyum che in altri territori, molti coloni, soprattutto soldati Greci. Questa commistione di popolazione tra gli autoctoni Egizi ed i soldati Greci, generò una fioritura artistica particolare. Abiti, acconciature e gioielli greco-romani ed arte funeraria antichissima e sperimentata. Le tecniche utilizzate per ottenere i celebri ritratti sono la tempera, spesso su fondo bianco, e l'encausto che impiegava la cera d'api calda mescolata con uova e semi di lino.
Il ritratto importato nel Fayyum è quello dell'Egitto alla metà del I secolo d.C. e che rimarrà in uso per circa due secoli. In Egitto i ritratti sono utilizzati per coprire la testa del defunto mummificato, per questo sono dipinti su pannelli di legno, inseriti all'interno delle bende, o su sudari di lino che ricoprivano la mummia.
I ritratti potevano anche essere dipinti su teste in gesso che erano posti sui materiali usati per racchiudere e proteggere il corpo: sudari, coperchi lignei di sarcofago, contenitori di lino o cartonnage e contenitori di fango. Scopo del ritratto era riprodurre il volto del defunto quando era ancora in vita. Per questo si curava, in particolare, di riprodurre le acconciature, gli abiti ed i gioielli di chi era deceduto.
I ritratti del Fayyum riprendono la moda romana metropolitana, poichè erano fortemente legati a Roma, in quanto impiegati nell'amministrazione della provincia. Vivevano e si vestivano, pertanto, come i romani. Gli artisti che dipinsero i ritratti furono fedeli nel ripercorrere i tratti somatici dei committenti, persino nel colore della pelle, nella barba, nella struttura ossea. Spesso i soggetti sembrano piuttosto giovani e questo ha fatto pensare, agli studiosi, che i dipinti venissero commissionati e completati quando i committenti erano ancora in vita.
Le indagini effettuate utilizzando la TAC, hanno rivelato una corrispondenza di età e di sesso tra corpo ed immagine. Sono sopravvissute anche alcune effigi di persone di mezza età o anziane, ma sostanzialmente i dipinti registrano e consegnano allo studioso un gran numero di soggetti la cui età media era molto bassa.
I pannelli sui quali erano dipinti i ritratti erano tagliati da una forma rettangolare, in forma arcuata, con gli angoli superiori tagliati o in forma tale da seguire la linea delle spalle. Per la maggior parte erano ritratti con una proporzione reale. Probabilmente i ritratti erano portati in processione (ekphorà) nel villaggio o nella città di provenienza del defunto e, di seguito, con il corpo, erano portanti dall'imbalsamatore per la mummificazione e il taglio del pannello a misura delle bende.
Dopo essere stati mummificati, i corpi erano deposti nelle tombe. La "cena con i defunti", documentata da autori greci e latini come un'usanza egizia, si svolgeva in un luogo adiacente alla tomba.

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