lunedì 16 novembre 2009

I sarcofagi romani (2)


I cristiani cominciarono a servirsi dei sarcofagi a partire dal III secolo d.C. per tutto il V secolo d.C.. La cessazione delle persecuzioni aprì, per i cristiani, un lungo periodo di pace che diede modo alla nuova dottrina di diffondersi nell'esercito, nelle alte cariche amministrative e persino nella cerchia imperiale.
I sarcofagi cristiani, perlomeno i primi, sono prodotti per alcuni personaggi di origine provinciale e si configurano in una corrente artistica denominata "arte plebea", caratterizzata da maggiore espressività ed individualismo, pur conservando forti legami con la tradizione artistica ellenistica. Le forme si semplificano e si schematizzano. Stesse caratteristiche assume la prima manifestazione della scultura cristiana. Sovente una stessa officina produce opere cristiane ed opere pagane.
Il marmo necessario a ricavare i sarcofagi era quello estratto a Carrara (marmo lunense) anche se continuava ad importarsi anche marmo greco. E' difficile stabilire in quale momento storico le forme d'arte funeraria si caratterizzano come manifestazioni di fede cristiana. In alcuni casi ricorre il medesimo repertorio tradizionale: motivi bucolici possono evocare la pace eterna del paradiso, il pastore crioforo (portatore di agnello) che allude, nell'arte pagana, alla filantropia, diventa il buon pastore. Oppure il tema di Orfeo che incanta gli animali può simboleggiare, anch'egli il Cristo. Ancora la figura femminile con le braccia alzate che i pagani interpretano come Pietas, viene letta come simbolo della preghiera cristiana e della fede del defunto.
Altre volte i modelli iconografici esistenti vengono modificati e ricombinati, legati ora ai tempi biblici. Inizialmente dominano i temi dell'Antico Testamento unitamente a scene pastorali e bucoliche. Dagli inizi del IV secolo, invece, si affermano i temi tratti dai Vangeli e riguardanti, soprattutto, i miracoli di Cristo, il Battesimo nel Giordano e la Natività. Si inseriscono, anche, elementi tratti dai Vangeli Apopcrifi, presto compare la raffigurazione di Pietro e la rappresentazione di scene della vita degli apostoli e del ciclo della Passione.
Le scene ed i personaggi sono collocati, senza un nesso consequenziale tra loro, sui lati del sarcofago. Tra i sarcofagi più noti, vi sono quelli di Elena e di Costantina (madre e figlia di Costantino I) che, nell'iconografia, seguono ancora temi aulici. Il sarcofago di Elena, in particolare, sembra non essere stato eseguito appositametne per la madre dell'imperatore quanto, piuttosto, per un uomo. Il sarcofago di Costantina (foto), conservato nel mausoleo di Santa Costanza a Roma, ha carattere naturalistico e decorativo.
Il Sarcofago di Santa Maria Antiqua, conservato presso l'omonima chiesa a Roma e datato 260-280 a.C., reca una serie di raffigurazioni simboliche legate al culto cristiano: da sinistra Giona sdraiato sotto la vigna, un filosofo che legge un rotolo (al centro), il Buon Pastore ed una scena di battesimo (a destra). La rappresentazione, al centro, dell'orante allude alla sapienza intesa come vera filosofia della rivelazione. L'orante è anche simbolo dell'anima del defunto.
Il Sarcofago di Stilicone si trova a Milano, nella basilica di Sant'Ambrogio, inglobato in un ambone medioevale. Fu scolpito nella seconda metà del IV secolo. Al centro delle raffigurazioni vi è Cristo in trono, rappresentato frontalmente e benedicente, con in mano il libro della legge, che anticipa la figura di Cristo-giudice propria dell'iconografia bizantina.
Il Sarcofago del Buon Pastore è conservato nel Museo Pio Cristiano a Roma e risale alla seconda metà del IV secolo. Vi è raffigurato, centralmente, il buon pastore posto su un piedistallo, alcuni angeli vendemmiatori (laddove la pianta di vite assume il significato di rinascita). Questo sarcofago segna il passaggio nella cosiddetta "dissoluzione dell'arte classica" nell'iconografia più prettamente cristiana.
Il Sarcofago di Giunio Basso (il cui originale, in marmo, è custodito nel Tesoro di San Pietro mentre una riproduzione in gesso si trova nel Museo Pio Cristiano) risale al IV secolo e reca la divisione delle scene in schemi rigorosi scanditi dalle colonnine che, a loro volta, definiscono due piani di lettura, due registri di cinque scene ciascuno. Un'iscrizione è datata al 359 e ricorda l'ex console Giunio Basso, convertitosi al cristianesimo. Tra una colonna e l'altra vi sono rappresentazioni tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento senza una consecutio narrativa.

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