domenica 10 gennaio 2010

La storia attraverso un pavimento


Dimmi che tipo di logoramento ha un mosaico e ti dirò come lo vedevano gli antichi. Questo potrebbe essere il motto di Martin Beckmann, dell'University of Western Ontario, Canada, che ha analizzato uno dei più famosi mosaici antichi del mondo, quello che raffigura Alessandro Magno e che è attualmente custodito nel Museo Nazionale di Napoli.
Il mosaico è stato ritrovato a Pompei, nel 1831, e misura metri 3,2 x 5,5. Fu quasi sicuramente creato intorno al 100 a.C. e conteneva, all'origine, circa 4 milioni di tesserae, piccolissimi tasselli. Questo particolare tipo di lavorazione era chiamato, dai Romani, opus vermiculatum, e permetteva di comporre l'opera disponendo le minuscole tessere lungo i contorni delle figure.
Il mosaico di Alessandro Magno decorava, un tempo, il pavimento di una stanza della "Casa del Fauno", una delle dimore più grandi di Pompei. Il soggetto del mosaico è una battaglia tra Alessandro Magno ed il re persiano Dario III. Ci sono divergenze, tra gli studiosi, su quale battaglia sia stata precisamente raffigurata, se la battaglia di Isso (333 a.C.) o quella di Gaugamela (331 a.C.), ma quel che è certo è che attraverso il tipo di mosaico, il soggetto ed il modo in cui è stato creato, si possono indovinare i gusti, gli interessi ed i desideri dei ricchi Romani durante la tarda Repubblica.
Beckmann ha osservato alcune grandi aree del mosaico di Alessandro interamente distrutte. Queste aree, anticamente, vennero ricoperte con della malta. Beckmann ha individuato quattro tipi principali di logoramento: una grande area a forma di mezzaluna intorno al ritratto di Alessandro, due rattoppi nella parte superiore del mosaico ed altri due in quella inferiore. I rattoppi mostrano che l'interesse degli antichi Romani, e dei committenti dell'opera in particolare, si concentrava principalmente sulla figura di Alessandro e su quella di due persiani, raffigurati mentre vengono schiacciati sotto il cocchio di Dario. In particolare uno dei due è raffigurato con il volto non visibile se non attraverso il suo riflesso in uno scudo.
I restauri più recenti, afferma Beckmann, hanno riempito i buchi con la malta, mentre le riparazioni antiche ricorrevano alle tesserae. Probabilmente i danni subiti dal mosaico sono dovuti ad un suo eccessivo utilizzo, al sostare continuo in certe parti dello stesso. Nel tempo piccolissime parti dell'opera si sono staccate dai loro fissaggi nella malta di supporto.
Beckmann ipotizza che i visitatori si sono dapprincipio soffermati attorno alla figura di Dario e dei persiani. Il padrone di casa si è, forse, posto sopra al grande re, mentre i suoi ospiti avrebbero potuto guardare l'intera scena dalla parte inferiore, ponendo attenzione ai due persiani finiti a terra. In seguito padrone ed ospiti si sono spostati sulla sinistra, il padrone sulla scena in cui compare Alessandro che uccide un persiano, gli ospiti in semicerchio per vedere sia il padrone che Alessandro, facendo attenzione a non calpestare né l'immagine del grande re né il suo cavallo.

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