venerdì 11 giugno 2010

I gemelli da cui tutto ebbe inizio


Alba Longa era la città che, secondo la tradizione, aveva dato i natali agli avi di Romolo e Remo, i gemelli che fondarono, in modo avventuroso, la città di Roma.
I re di Alba Longa costituivano la dinastia dei Silvi, gli "uomini dei boschi". Ma anche Alba Longa aveva avuto una città di origine, di riferimento, era Lavinio, antica città del Lazio, colonia mista di Troiani ed Aborigeni, fondata da Enea.
La più antica testimonianza circa gli avi di Romolo e Remo è presente in alcuni versi della "Teogonia" di Esiodo (inizio VII secolo a.C.). In questi versi l'autore fa cenno ad Agrios ed a Latino, nati dall'amore della celebre maga Circe per Ulisse. Agrios vuol dire "selvoso, selvatico" e può essere identificato con Silvio, capostipite dei Silvi di Alba, antenato di Numitore, nonno dei gemelli.
Pico, padre di Fauno e avo di latino, invece, era un re-uccello che viveva nei boschi e che Virgilio sostienere sia vissuto in una reggia circondata da selve. Il ricordo di questo antenato mitico rimane anche nella leggenda di Romolo e Remo che, nell'iconografia dello specchio prenestino di Bolsena, vengono accompagnati proprio dal picchio, animale che ricorda, appunto, Pico. Fauno, figlio di Pico, era concepito come un essere metà capra e metà umano ed era il dio che presiedeva le campagne ed i territori liberi, in antitesi con lo spazio circoscritto e delimitato delle città. Fauno e Fauna, secondo il commediografo latino Varrone, solevano, poi, predire il futuro all'interno dei boschi. Dionigi di Alicarnasso attribuisce a Fauno ed a suo padre Pico la capacità di suscitare voci dal suolo in grado di confondere gli uomini e di provocare terrore nel loro animo.
In sostanza Pico, Fauno e Latino erano le divinità adorate dagli Aborigeni, i più antichi abitanti del Lazio, prima dell'arrivo di Enea. Il termine Aborigeni viene spiegato o in base all'autoctonia o per il continuo girovagare di questa etnia oppure per il fatto che gli Aborigenes dimoravano sui monti (ore). Quella degli Aborigeni è una tradizione tanto forte e radicata da arrivare fino al IV secolo d.C., quando un anonimo Cronografo sottolineava come il territorio su cui dominava Pico fosse privo di centri urbani (oppida) ma anche di agglomerati rurali (vici), il che vuol dire che non vi erano organizzazioni cittadine o campagnole.
Comunque sia, Romolo e Remo, eredi di Pico, Fauno e Latino, ritrovati dal pastore Faustolo ed allevati da sua moglie Acca Larenzia, divennero - secondo la tradizione più diffusa - pastori come il loro padre adottivo. Uno dei ricoveri di cui si servivano frequentemente, conosciuto come "capanna di Romolo" era indicata dai Romani alle pendici del Palatino o, piuttosto, sul Cermalo, uno dei sette monti sui quali, in seguito, sarebbe sorta Roma. Era una capanna di epoca arcaica che i pontefici avevano cura di restaurare continuamente e che venne religiosamente conservata fino al IV secolo d.C..
I gemelli più famosi della storia ebbero numerosi scontri con altri pastori, uno dei quali evocato dal poeta latino Ovidio nei "Fasti", al quale si ricollega, secondo la tradizione, la festa dei Lupercalia, che si svolgeva a Roma il 15 febbraio di ogni anno e che venne celebrata fino al 500 d.C.. Gruppi di giovani, coperti di soli perizoma, correvano lungo le falde del Palatino, armati di fruste che, secondo quanto si credeva, erano in grado di donare fertilità alle donne che colpivano lungo la loro folle corsa. I riti connessi ai Lupercalia avevano inizio al Lupercale, la grotta dove si diceva che Acca Larenzia avesse allattato i gemelli. Questa grotta era circondata da un bosco con sorgenti che sgorgavano dalle rocce e, in tempi in cui l'edilizia dell'impero aveva coperto la superficie boschiva con innumerevoli edifici, era visibile a ridosso del Palatino, lungo la strada che conduceva al Circo Massimo.
Dal punto di vista storico ed archeologico, la città di Alba Longa, a detta degli archeologi, non è mai esistita. Piuttosto sono stati ritrovati, sui Colli Albani, al suo posto "ideale", i resti di insediamenti sparsi con relative necropoli che risalgono al 1000-900 e 930-830 a.C.. Si sa che sul monte Albano si venerava Iuppiter Latiaris, identificato, talvolta, con il re Latino, in onore del quale tutti i Latini, ogni anno, celebravano riti antichissimi: le Feriae Latinae. I gemelli Romolo e Remo appaiono, in questa ricostruzione, "figure di ricordo, di memoria". Romolo era considerato l'eponimo di Roma. Il suo nome sarebbe derivato da quello del fratello Remo (Rhomos, secondo molti storici greci). Romolo era anticamente chiamato anche Altellus, "il piccolo Altro", "altro" rispetto al gemello Remo. Romolo, secondo gli storiografi, era più versato nella politica e nella diplomazia ed aveva più buon senso e discernimento nelle questioni riguardanti i conflitti. Era anche, rispetto a Remo, il gemello più religioso, pronto a celebrare con devozione i sacrifici tradizionali a favore della comunità, come ricorda Dionigi di Alicarnasso.

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