mercoledì 21 luglio 2010

Una città e le sue basiliche, Classe


La città di Classe si trova a pochi chilometri a sud di Ravenna. Un tempo Classe, costruita praticamente in funzione del porto sull'Adriatico, era circondata da mura in laterizio con torri.
Il porto di Classe era uno dei più importanti di tutto l'Adriatico nonchè una delle principali sedi della flotta romana. Il porto, da alcuni documenti, appare dotato di due alte torri in pietra con il compito di proteggerlo.
I sondaggi archeologici nell'area dove sorgeva l'antica Classe hanno permesso di identificare una porta attraversata da una strada proveniente da sud. Le strade di Classe, è stato appurato, seguivano l'andamento ricurvo del porto.
Con l'avvento dei bizantini, il porto finì per interrarsi, la città fu, a poco a poco, abbandonata e gli edifici demoliti per riutilizzare i materiali. Le uniche cose a sopravvivere furono le basiliche, collegate ai conventi. Il terreno, poi, finì per impaludarsi ed abbassarsi e fu praticamente dimenticato fino al 1800, quando iniziarono i lavori per la linea ferroviera e le relative bonifiche.
Nel 2005, le campagne di scavo a Classe furono incredibilmente fruttuose, restituendo tesori inestimabili per l'interpretazione del ruolo del territorio e per lo studio degli usi degli abitanti antichi: un tesoretto d'argento di epoca bizantina, una stele che ritrare un classiario con completo militare, un capitello corinzio. Il tesoretto bizantino rinvenuto consiste in oggetti d'argento da tavola, formato da sei cucchiai ed una coppa. I sei cucchiai sono l'uno diverso dall'altro, uno riporta inciso il nome RVTA, forse il nome del proprietario.
Il cippo marmoreo, invece, era stato riutilizzato, durante l'epoca tardo imperiale, per risistemare una parte della volta di un edificio che stava crollando. La stele era alta più di un metro, con una incavatura nella parte superiore, per deporre le ceneri del defunto. La facciata anteriore reca un'iscrizione e la figura di un militare che si chiamava, forse, Moniatus o Monietus Capito. Il monumento gli era stato dedicato da un certo Cocneus, erede e collega. L'iscrizione informa che il graduato aveva funzioni prevalentemente amministrative, che svolgeva su una liburna di nome Aurata, cioè Dorata. Il ritratto è a figura intera e mostra il soldato che impugna, con la destra, il pilum, una specie di giavellotto. L'uomo indossa una corazza anatomica con gonnellino, alla cintura gli pende un gladium ed ai piedi porta le caligae, i tipici sandali militari. La stele risale, con tutta probabilità, alla prima metà del I secolo d.C. ed è la prima ed unica, per il momento, raffiguarzione rinvenuta in zona di un soldato perfettamente abbigliato.
Per quanto riguarda la basilica di San Severo, parzialmente riportata alla luce negli anni Sessanta, le prime tracce di abitato nella zona in cui sorgeva risalgono ad una villa suburbana, un complesso di notevole ampiezza, di cui facevano parte diversi ambienti con pavimento musivo ed in cocciopesto, vasche rivestite in marmo ed un impianto termale. La fase più antica risale, probabilmente, all'epoca di Augusto. Non lontano dall'impianto residenziale vi è una necropoli.
L'antica villa fu occupata sin dall'inizio del VI secolo, epoca al quale si data il mosaico più tardo. Nella prima metà del V secolo vi fu costruito un piccolo edificio rettangolare absidato, un monasterium di S. Ruffillo, nel quale venne traslato il corpo del vescovo Severo. Verso gli ultimi decenni del VI secolo, il monastero fu affiancato da un altro edificio a pianta rettangolare, di uguali dimensioni.
La basilica si configurava come un edificio a tre navate preceduto da un nartece e concluso da un'unica abside, semicircolare all'interno, poligonale all'esterno. Accanto all'abside fu costruita un'aula quadrata con pavimento in laterizio risalente al VII secolo. Proprio in questo lasso temporale si può collocare la formazione della necropoli che andò coagulandosi, inizialmente, attorno all'abside e poi attorno ai muri perimetrali.
Il campanile della basilica, invece, fu costruito nel XII secolo, in laterizio ed a pianta quadrata. A sud della basilica, nel corso della campagna di scavi del 2008, sono stati ritrovati i resti di un chiostro bassomedioevale pertinente al monastero. La basilica, che subì un lungo periodo di abbandono, fu ricostruita successivamente con dimensioni inferiori alle precedenti una prima volta nel XV secolo ed una seconda nel XVIII.
La basilica Petriana prende il nome dal suo fondatore, il vescovo Pietro Crisologo (432-450), che è vescovo di Ravenna, non di Classe, che non possiede un vescovo. La basilica è stata identificata con non poca difficoltà in un edificio a tre navate con abside ad est. Purtroppo l'edificio è parso subito non ben conservato, danneggiato pesantemente dai lavori agricoli. L'abside è stata riconosciuta solo in traccia e dagli oltre 10.000 tubi in terracotta che costituivano l'ossatura della volta. Sono stati ritrovati anche i tasselli marmorei del pavimento musivo della chiesa e molti frammenti di capitelli e decorazioni architettoniche.
*Fonti*
www.archeobo.arti.beniculturali.it
www3.unibo.it/archeologia/

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