venerdì 18 marzo 2011

Gioielli d'Italia - Castelseprio


Castelseprio, provincia di Varese, era conosciuto, un tempo come Castrum Sibrium. Questa denominazione la si ritrova sulle monete d'oro fatte coniare da Desiderio (756-774 d.C.). Il castrum vero e proprio è posto su un'altura a 350 metri di altezza e si estende per otto ettari, difesa naturalmente da profonde valli che ne impediscono l'accesso su più fronti. Da questa posizione privilegiata, Castrum Sibrium poteva facilmente controllare la valle dell'Olona e la rete viaria che collegava i centri maggiori urbani della regione nonchè i valichi alpini.
Il castrum di Castelseprio sorse nel V-VI secolo d.C. ma era già frequentato in età preistorica e protostorica. Di queste frequentazioni rimangono tracce nei materiali ritrovati in tutta l'area e, soprattutto, nella necropoli a incinerazione scavata presso la chiesa di S. Maria fors portas. In epoca romana c'era, forse, un abitato poco distante, in pianura, lungo la valle dell'Olona. Il castrum, comunque, si trova al centro della rete viaria romana. Epigrafi, are votive e pietre di spoglio da edifici romane, documentano la pratica del reimpiego nelle strutture del castrum.
Il presidio militare risale alle prime invasioni germaniche, risalibili al IV secolo d.C.. In questo periodo furono costruite tre torri che sono nel pianoro. Una di queste torri divenne, più tardi, la torre campanaria della basilica di S. Giovanni. Le mura di Castelseprio vennero erette nel V-VI secolo. In età gota l'abitato era piuttosto popolato, sono, infatti, stati ritrovati recipienti in ceramica e vetro. I Longobardi elessero Castelseprio a giudicaria, distretto territoriale fiscale.
Si accenna a Castelseprio nella Cosmografia Ravennate, un'opera di anonimo autore scritta nel VII secolo, in cui viene qualificata come città-castello. Testimonianze della nobiltà locale, invece, provengono dall'epigrafe del nobile Wideramn (VII secolo), dalla tomba di un cavaliere, scavata nella facciata della basilica di S. Giovanni, e nelle sepolture coperte da pietre con croci astili, ritrovate a S. Giovanni e S. Maria foris portas. In un pozzo vicino la basilica di S. Giovanni è stata, inoltre, ritrovata una moneta d'oro di Giustiniano e sono stati trovati gli abiti in broccato d'oro indossati dal defunto sepolto presso la chiesa nobiliare di S. Maria foris portas. Anche gli arredi religiosi parlano di ricchezza ed opulenza: calici in vetro ma, soprattutto, i recinti presbiteriali, i plutei di S. Giovanni e gli affreschi di S. Maria.
La gente del borgo era prevalentemente occupata nella filatura e tessitura. Era anche praticata una modesta agricoltura, l'allevamento del bestiame, la caccia e la metallurgia. L'analisi degli scheletri sepolti nella basilica di S. Giovanni testimoniano la durezza della vita della popolazione, dedita ai lavori più duri e pesanti. Sono attestate degenerazioni ossee, periostiti, traumi provocati da oggetti contundenti. Ci si nutriva prevalentemente di carne di capra, di pecora e di maiale. I resti botanici attestano un buon consumo di pane, polenta di farina di castagne, zuppe d'orzo, segale e miglio.
La giudicaria è attestata a partire dal 721 nel Codice Diplomatico Longobardo ma il primo atto che stabilisce definitivamente i confini del distretto risale al 1185, quando l'imperatore Federico II concede ai Milanesi tutte le regalie che possedeva nel Seprio. L'età d'oro di Castelseprio corrisponde, pertanto, al regno longobardo.
Nel IX secolo, durante l'impero di Lotario e Ludovico, Leo, conte di Seprio godette di un discreto potere, diventando, tra l'altro, notaio nel monastero di Farfa. L'autonomia del comune di Castelseprio cominciò a venir meno con il coinvolgimento nelle lotte tra Comuni lombardi e imperatori, quando divenne feudo della nobile famiglia dei Della Torre, antagonisti acerrimi dei Visconti per il dominio di Milano. Nel 1287 l'esercito di Ottone Visconti sconfisse il nemico e prese il castello, che ordinò di demolire impedendo alla popolazione di ricostruire le case e di vivere all'interno delle rovine.
Perduta la vocazione e il ruolo di città, Castelseprio conservò funzioni di pieve, rappresentate nell'antico complesso monumentale della basilica di S. Giovanni, con il battistero e il cimitero. A questi edifici, nel XIV-XV secolo, vennero ad aggiungersi la casa dei canonici (12 individui nel 1398, 17 ecclesiastici nel 1564) e una struttura che venne adibita ad attività artigianli esclusivamente al servizio del clero.
Con il tempo il luogo andò sempre più decadendo fino al completo abbandono, dal momento che i luoghi erano infestati dai briganti. La pieve venne trasferita, pertanto, da Castelseprio a Carnago, pur rimanendo attivo il piccolo convento francescano di S. Giovanni, che fu poi trasformato in cascina rurale e che ora è un Antiquarium dell'area archeologica. Ad essi si aggiunse la chiesa di S. Maria foris portas, frequentata dai fedeli fino al 1933, quando i celebri affreschi altomedioevali erano ancora coperti di calce.
Il battistero ottagonale della basilica di S. Giovanni si pensa sia stato costruito in età tardo-antica. Ha una vasca battesimale a immersione ed era, un tempo, riccamente ornato: le pareti erano affrescate, la vasca battesimale era coperta da lastre marmoree. Gli studiosi hanno tracciato un continuum edilizio che parte dalla metà del V secolo per arrivare al VII secolo, con un impianto a tre navate, di cui resta l'alzato dell'abside. Gli apparati liturgici della basilica di S. Giovanni sono poco conservati ma si può intuire che l'illuminazione era garantita da lampade in vetro a olio, montate su lampadari a più bracci, come in uso nella tradizione bizantina. I sottarchi delle finestre erano stati affrescati con girali vegetali, documentati da foto degli anni Quaranta del secolo scorso. Nel basso Medioevo vennero ricavate delle tombe ad arcosolio nei muri perimetrali. Una di queste sepolture conteneva le spoglie di un cavaliere di cui restano gli speroni (XIV secolo).
Il conventino di S. Giovanni, invece, è attestato dal 1569, anche se l'impianto dell'edificio è tardo-trecentesco, completamente ruralizzato. L'area conventuale ha due piani lungo il lato orientale. La parte residenziale era chiusa da una chiesa, in origine un'aula quadrata, con elegante abside quadrata, con zoccolo esterno. Nel XVI secolo la chiesa fu ampliata con un vano coperto a spioventi. L'abside venne affrescata con una raffigurazione della Pietà commissionata a un pittore di scuola vercellese, France de Gattinara.
In seguito alle conquiste napoleoniche, agli inizi dell'Ottocento, la casa ed i terreni andarono in proprietà ai nobili Archinto, che furono anche i primi a scavare il castrum. Costoro ridussero l'abside in piccolo oratorio, il che contribuì in parte alla conservazione del suo apparato decorativo: intonaci parietali, affreschi del sottarco absidale, della volta e della parete di fondo.
Nel 1990 furono fatti interventi di manutenzione e restauro e ai primi del Duemila è stato progettata la rifunzionalizzazione del complesso come Antiquarium e come tale fu aperto nel 2009.
Visite a Castelseprio
- Parco Archeologico: Via Castelvecchio n. 58
info: Tel. 0331.820438
mail: parcoarcheologico.castelseprio@beniculturali.it
- Orari del Parco
1.2-30.11: martedì-venerdì 8.30-19.30;
sabato 8.30-19.00;
domenica e festivi 9.45-18.00
1.12-31.1: martedì-venerdì 8.30-18.00;
domenica e festivi 9.15-14.45
- Orari Antiquarium
1.2-30.11: martedì-venerdì 8.30-13.15 (solo gruppi, scuole con prenotazione)
sabato 14.45-17.15;
domenica e festivi 14.45-17.15
chiuso dal 1.12 al 31.1

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