sabato 30 aprile 2011

Giano, il padre di tutti gli dèi




Giano è la divinità più antica dei popoli italici e latini in particolare, la più antica degli dèi nazionali, gli Di indigetes. Macrobio appella questo antico dio con il nome di Consivio, collegandolo alla tradizione che lo vuole propagatore del genere umano, letteralmente "seminato" (dal verbo "conserere", che vuol dire appunto seminare) dal dio. Questa particolare caratteristica avvicina Giano a due divinità parimenti antiche: Conso, antica divinità italica dell'agricoltura, e la dea Ops Consiva, preposta all'abbondanza agricola.
Giano era invocato dai Salii, sacerdoti-guerrieri di origine patrizia votati a Marte Gradivo, anche in molte città italiche e latine. A Roma il dio era presente già dall'epoca di Numa Pompilio, che istituì il mese di gennaio, primo mese dell'anno in quanto dedicato al dio bifronte. Fu sempre Numa ad erigere a Giano la prima statua, lo Ianus Geminus, collegando il dio alle origine e alle riforme delle istituzioni statali e religiose di Roma.
I Salii cantavano Giano come duonus Cerus e divom pa, divom deus, vale a dire "il buon Creatore", "padre degli dèi", "dio degli dèi". Cerus deriva dal latino "creo" che, a sua volta, si collega alla radice indoeuropea *Ker che si ritrova anche nel nome della dea Ceres, colei che ha in sé il principio della crescita (come nell'osco Kerri).
Giano è, dunque, il dio delle origini degli uomini e degli dèi in area italica, in quello che, anticamente, era chiamato il Latium Vetus. Pur essendo una divinità così antica, non era per questo un dio vecchio. La sua tradizione iconografica lo vuole rappresentato come un vecchio che diventa giovane, metafora del tempo delle origini, oramai trascorso (vecchio), che viene, però, continuamente rivitalizzato (giovane) per mezzo dei riti e della presenza attiva nelle cerimonie religiose cittadine. A Giano e, poi, a Giove ci si rivolge, nell'antichità, offrendo vino nei preliminari della lustrazione dei campi, propriamente dedicati a Marte. Giano è la prima delle divinità invocate nella formula della "devotio", seguito da Giove, Marte e Quirino.
Essendo collegato al tempo ed essendo il primo dio in assoluto del tempo, del mese, dell'anno, Giano era, per alcuni studiosi moderni, collegato al sole. Come il sole era onniveggente, possedendo due teste e quattro occhi proprio come l'antico dio semitico El, ed è raffigurato, su un'antica moneta, in associazione con la ruota solare e il corno della luna. Probabilmente questa associazione solare, voluta da alcuni moderni studiosi ed anche da Macrobio, è, però, piuttosto tarda.
Le divinità solari, nel pantheon italico e latino, non hanno, infatti, avuto grande importanza. Questo porta a pensare che Giano, antecedente ad un'altra importante divinità come Saturno, non fosse propriamente collegato all'astro del mattino. La sua bifrontalità è collegata, piuttosto, alla rotazione sull'asse nord-sud, l'axis mundi, riferito piuttosto ai solstizi che agli equinozi (simbolo del sole).
Il nome Ianus può collegarsi, inoltre, alla radice indoeuropea *y-a-, ampliata in *e-i (interessante il confronto con l'irlandese "àth" da *ya-tu, "guado"), che sta ad indicare il passaggio o l'inizio di un passaggio, sia dal punto fisico che soprattutto dal punto di vista spirituale. I Latini erano ben consci di questa origine, tant'è che lo stesso Cicerone collega l'origine del nome Giano al verbo "ire", andare, chiamando il dio Eanus, e non Ianus.
Proprio questa antica etimologia del nome Giano da "ire" e da *y-a-, fa si che il nome del dio, nel suo significato più elevato e spirituale, si colleghi a "pons" (dal vedico "panthah"), come "luogo di passaggio obbligato" e alle funzioni del "pontifex". Da questa radice, da *y-a- e dalle sue successive elaborazioni, quali "ianua", che deriva il nome di Giano e il nome del mese di apertura che la divinità presiedeva.
Giano è, dunque, portatore di una particolare caratteristica, quella sacra di ogni inizio, di ogni passaggio, di ogni trasformazione, soprattutto di carattere interiore, spirituale. La sua presenza nella tradizione latina prima e romana poi, ne fanno un garante della continuità. Proprio in tal senso, come garante di questa continuità temporale, a Giano furono attribuiti la chiave e il bastone-scettro con i quali venne frequentemente rappresentato, simboli dell'autorità sacerdotale (con potere di aprire e chiudere) e del potere regale.
Giano, prima divinità del Latium Vetus, è anche il primo re latino. Da lui discende la regalità acquisita dai sovrani successivi. Saturno, altra divinità delle origini, acquisisce proprio da Giano la facoltà di regnare. Giano è la figura archetipa della facoltà di regnare, precedendo l'aura aetas rappresentata da Saturno. Il re-dio avrebbe fondato una città sul monte Gianicolo, donando la civiltà agli Aborigeni, suoi originari abitanti. Con la ninfa Camese, poi, avrebbe avuto tre figli, tra i quali il dio Tiberino, signore del Tevere.
Il culto di Giano non presupponeva un flamen a lui dedicato, ma veniva celebrato dallo stesso rex e, in età repubblicana, da un sacerdote particolare che aveva assunto le antiche prerogative regie: il Rex Sacrorum. Costui apriva per primo le processioni e le cerimonie religiose, precedendo lo stesso flamen Dialis, sacerdote di Giove.
Le porte del tempio di Giano si aprivano in tempo di guerra. Nel tempio del dio si usava offrire sacrifici per avere vaticini riguardo le imprese militari in corso. In onore di Giano, il 9 gennaio si celebravano gli Agonalia, per propiziare il benessere del popolo romano.
La bifrontalità di questa divinità italica delle origini, non è un'esclusiva propria di Giano. Sono stati ritrovati, infatti, idoletti e raffigurazioni di divinità bi-tri e quadrifronti in diverse parti del mondo mediterraneo e celtico. In Siria, ad esempio, sono stati rinvenuti degli idoletti in alabastro o pietra messi in relazione con il carattere celeste o solare della divinità adorata nel tempio in cui sono stati ritrovati. Nell'antica Tracia vi era un dio raffigurato come un uomo a cavallo con due teste barbute. Era una divinità solare e in Bulgaria ne sono state ritrovate centinaia di raffigurazioni. Lo stesso dio greco Argo è spesso rappresentato bifronte, una testa barbuta, l'altra imberbe.
Il bifrontalismo ebbe fortuna anche nel Medioevo. All'esterno della Cattedrale di Parma vi è una scultura in pietra, antropomorfa, bifronte, raffigura un uomo seduto con due teste e con lo sguardo volto in avanti: è il mese di gennaio che si scalda al fuoco (le fiammelle sono visibili sotto i suoi piedi). Una scultura analoga è posta all'interno della cattedrale e presenta le due teste unite per la nuca, con lo sguardo in direzione opposta l'una all'altra. La presenza, in una cattedrale cristiana, di due sculture di Giano bifronte è la dimostrazione che questa divinità era viva e presente nelle tradizioni popolari.

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