domenica 22 maggio 2011

La residenza di Massimiano



Sono state trovate le tracce della villa dell'imperatore Massimiano Erculio in Campania e non in Sicilia come, inizialmente, si era pensato. Si è sempre ritenuto che la residenza di questo imperatore fosse Piazza Armerina, celebre per i suoi mosaici, in provincia di Enna. Il polemista cristiano Lattanzio, invece, afferma che Massimiano, deposta la porpora, si fosse ritirato a vita privata in Campania e questa ipotesi è stata ripresa dallo storico dell'impero romano Santo Mazzarino, che l'ha integrata con quanto sostenuto da un'altra fonte, lo storico Zosimo, che vuole essere la residenza di Massimiano in Lucania.
Ora gli archeologi e gli storici sono convinti che la villa dell'imperatore giaccia sotto il centro storico di Campagna e sotto il palazzo Tercasio, la chiesa di S. Spirito, il palazzo dell'ex seminario vescovile e l'attuale casa comunale. Nella zona, infatti, anticamente era assai diffuso il culto di Ercole, di cui Massimiano si riteneva l'incarnazione. Inoltre la struttura architettonica del centro storico somiglia molto alla ripartizione classica romana tra cardi e decumani, senza contare la tetrarchicità delle figure che sono scolpite sui quattro lobi della fontana in via Giudecca, doppioni di quelli in porfido ancor oggi visibili in piazza San Marco a Venezia.
Probabilmente, sostiene la studiosa Martina Calogero, le poche evidenze che si possono notare in località "Concezione" di Campagna possono essere idenficate con un anfiteatro castrense esistente nel I secolo a.C., costruito da Annio Milone, difeso da Cicerone contro Clodio nonchè organizzatore di ludi gladiatori e costruttore dell'omonima via che innesta con l'Appia.
Proprio dall'anfiteatro è deducibile, secondo Martina Calogero, il toponimo "Campagna" come Campus-Annii. La studiosa suggerisce un interessante parallelismo filologico tra il nome dato a una via adiacente l'anfiteatro, via Ginestra, con il termine greco "omester", indicante l'animale feroce che solitamente si fa combattere nell'anfiteatro. Altro suggestivo parallelismo è quello tra il toponimo "Carriti" che, in sanscrito, sta ad indicare la roccia scavata e che qui ben si addice alla cavea e all'arena dell'anfiteatro.

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