sabato 6 agosto 2011

L'oscura Ecate

Selinunte, tempio dedicato ad Ecate
Esiodo celebrò Ecate nella sua Teogonia, facendola discendente delle divinità primordiali. Sono, però, rare le citazioni che la riguardano, per cui si concepisce Ecate come una divinità piuttosto misteriosa, il cui culto era radicato soprattutto in Oriente.
L'etimologia del nome si fa comunemente risalire all'epiteto di Apollo Hekatos, un epiteto piuttosto oscuro, che alcuni studiosi hanno interpretato come "che colpisce, che opera da lontano". Altri ritengono, invece, che il nome Ecate abbia la stessa radice della parola greca che sta per "cento", in riferimento alle diverse forme che la dea poteva assumere. Vi è, inoltre, chi ha sottolineato la somiglianza del nome Ecate con quello della dea egizia Hequit, Heket o Hekat, matriarca tribale dell'Egitto pre dinastico, nota anche per la sua saggezza. La dea egizia aveva una testa di rana, connessa con lo stato embrionale, quando il seme morto inizia a germinare. Heket/Hekat era, poi, una delle levatrici che assistettero alla nascita del sole. Anche il termine egizio "heka" può essere collegato, in qualche modo, ad entrambe le divinità. Heka indica la magia legata al ka, l'energia vitale, l'anima, lo spirito.
Ecate viene indicata, dai testi greci, come una dei Titani, ma le sue origini erano certamente antecedenti all'Olimpo degli déi. La tradizione più antica la vuole figlia di Erebo e della Notte e madre di Circe o delle tre Grazie.
Esiodo afferma che Ecate era, invece, figlia di Perse ed Asteria, due Titani simboli della luce splendente, e la descrive come regina delle Stelle, destinata ad ereditare il trono di regina del Cielo. Asteria, madre di Ecate, era una delle sorelle di Leto, madre di Apollo e Artemide.
Ecate, al pari di Zeus, aveva il potere di concedere o vietare ai mortali la realizzazione dei loro desideri. Ecate era collegata, sin dai tempi più antichi, ai crocicchi, ai trivi. Pausania sostiene che la dea fosse stata dipinta, per la prima volta, nella forma che più si conosce, quella triplice, dallo scultore Alcamene, verso la fine del V secolo a.C.. Quel che è certo è che alcuni ritratti classici mostrano Ecate nella sua triplice forma, mentre porta una torcia, una chiave e un serpente.
Un rilievo in marmo del IV secolo a.C. proveniente dalla Tessaglia, mostrava Ecate in compagnia di un cane mentre posa un serto sul capo di una cavalla. Il cane (o la cagna) era il compagno più fedele della dea ed una delle forme di onorare Ecate era quella di lasciare della carne ai crocicchi. Spesso le si sacrificavano dei cani.
Sacri ad Ecate, oltre ai crocicchi, erano le edicole e le effigi che la rappresentavano. Da queste edicole, poste agli incroci di tre strade, Ecate proteggeva i viandanti aiutandoli a prendere la giusta strada, quella meno rischiosa.
Tra gli attributi che accompagnavano la dea vi era la torcia, che serviva a illuminare le tenebre dell'anima che attraversa il passaggio dalla vita alla morte. In molte località oracolari, era onorata la coppia Apollo - Ecate, a simboleggiare l'ambivalenza della saggezza: solare e lucente (apollinea) oppure oscura, interiore (ecatea).
Il coltello, che molte rappresentazioni vogliono essere un oggetto tipico di Ecate, era associato al ruolo di levatrice della dea ed al compito di accompagnatrice nel mondo degli inferi, dove Ecate taglia il legame tra il mondo fisico e quello spirituale.
Hekate Kleidoukos, "che tiene la chiave", è l'attributo della dea che sottolinea la sua funzione di controllo del passaggio dal mondo della superficie a quello ctonio, su cui dominava Ade. Ecate aveva guidato Persefone agli inferi e per questo era considerata la custode dei misteri della conoscenza.
Nell'Oracolo caldeo, edito ad Alessandria, Ecate era associata ad una ruota nota come Ruota di Ecate, avente forme serpentine che disegnano una sorta di labirinto a tre direzioni.
Il cane era, invece, il simbolo dell'Oltretomba, guida dei morti come l'egizio Anubis. Le apparizioni della dea ai crocicchi erano preannunciate dal latrato dei cani.
Ecate era considerata una e trina, era fanciulla ma anche madre e anziana (da cui il nome latino Trivia). Gli antichi Greci avevano principalmente tre divinità femminili associate alla luna: Selene, la luna  piena; Artemide, la luna nuova; Ecate, la luna calante. I Romani ripresero questa ripartizione con le divinità Luna, Diana ed Ecate. Si pensava che quest'ultima fosse uno dei tre aspetti di Demetra, che in sé assommava anche la vergine Persefone e la saggia Ecate.
I poteri di Ecate sono prevalentemente intesi come poteri magici, essendo il suo nome strettamente connesso al termine heka, ciò che rende attivo il ka, la magia della volontà che si esprime e che crea. Ecate mantenne la signoria sul cielo, sulla terra e sul mondo sotterraneo. Custodiva la ricchezza e le benedizioni della vita. Lo stesso Zeus onorava la misteriosa dea.
Ecate era onniscente, conosceva passato, presente e futuro di ognuno. Per questo era rappresentata con un libro in una mano ed una torcia nell'altra. Era anche considerata la divinità della morte e della rigenerazione e come tale accompagnava le anime nel regno dei morti e riconduceva dalla morte alla vita. Esperta nella divinazione, Ecate donava agli umani i sogni e le visioni che, quando erano interpretati con abilità e saggezza, portavano a chiarezza nell'agire. Per questo Ecate era legata alla funzione oracolare delle Sibille.
Il mito vuole Ecate parente di Circe che, a sua volta, è parente di Medea, entrambe maghe, rappresentanti gli aspetti ambivalenti del femminino, della conoscenza, del mistero, della magia manipolatrice.
Ecate dalle tre forme era onorata in un simulacro formato da tre maschere. I riti a lei connessi erano di natura purificativa e si svolgevano una volta al mese (i cosiddetti "banchetti di Ecate"). In questi frangenti si serviva carne di cane ed uova. Queste ultime, ritenevano gli antichi, filtravano tutte le impurità che venivano eliminate dal ventre di Ecate.
Si diceva che la dea spaventava, di notte, i viandanti aiutata dai suoi cani e li portava ad incontrare dei feroci demoni che vivevano nel "recesso di Ecate", una profonda concavità della Luna che, afferma Plutarco, ospitava le anime ree che dovevano scontare le loro colpe prima di morire e diventare, a loro volta, altri demoni.
Plutarco afferma che Ecate era la regina dei Demoni e dei Fantasmi, che portava terrore, distruzione e morte. Prima dell'avvento degli déi Olimpici, Ecate era considerata una divinità positiva, patrona della rigenerazione. Era rappresentata giovane e bella.
Le feste più importanti in onore della dea si svolgevano il 13 agosto e il 30 novembre, probabilmente di notte, presso i crocicchi che Ecate presiedeva. Allora si accendevano fuochi e si celebrava la dea con un banchetto. Il 16 novembre, invece, per onorare Ecate, le si portavano delle offerte presso i crocicchi.

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