giovedì 26 aprile 2012

La Tomba della Quadriga Infernale

Ricostruzione della Tomba della Quadriga Infernale
nel Museo Civico Archeologico di Sarteano
Nel 1954 fu indagata per la prima volta, dall'archeologo Guglielmo Maetzke, la necropoli delle Pianacce, nei pressi di Sarteano, in Toscana. Da allora la necropoli ha attraversato diverse vicende, spesso tristi, che portarono la vegetazione a ricoprire, quasi completamente, tutte le sepolture tranne una tomba monumentale scavata da Maetzke. Nel 2000, grazie alla disponibilità dei proprietari dei terreni in cui si trovano le necropoli, il Museo Civico Archeologico di Sarteano con i volontari del Gruppo Archeologico Etruria ha ripreso le campagne di scavi che hanno dato come risultato il ritrovamento di 21 strutture, delle quali 15 sono visibili.
La necropoli delle Pianacce è parte di una più vasta area sepolcrale che occupa il costone roccioso al termine dell'altopiano dove sorge Sarteano. Le sepolture più antiche si trovano nel settore sud-ovest e sono collocabili in un periodo che va dalla seconda metà del VI secolo e il V secolo a.C.. Queste sepolture sono state scavate tutte nel travertino, nella zona centrale si trovano le tombe monumentali che hanno caratteristiche architettoniche diverse. Queste ultime appartengono ad una fase compresa tra il IV e l'inizio del II secolo a.C. e presentano materiali di grande pregio a testimonianza di una ricca committenza.
Serpente a tre teste dalla Tomba della Quadriga Infernale
Tra le tombe della necropoli spicca la "Tomba della Quadriga Infernale", una delle scoperte più eclatanti dell'etruscologia degli ultimi decenni. La tomba fu scavata nel 2003 ad una profondità di cinque metri, fu ricavata nel travertino locale ed ha un corridoio di 19 metri di lunghezza e quattro nicchie. La decorazione pittorica si sviluppa sulla prima parte del corridoio, con la scena significativa del demone che conduce una quadriga, poi in una nicchia, dove sono rappresentati due defunti distesi sulla kline in un banchetto ambientato nell'aldilà. Queste scene sono incorniciate da un fregio con delfini che si tuffano nelle onde nella parte inferiore dell'affresco.
La scena più importante è quella che ha dato il nome alla tomba, dove è raffigurato un demone che guida una quadriga tirata da due grifoni e due leoni. Una nuvola nera avvolge le fiere. La figura che conduce il carro è stata identificata come Charun, il Caronte greco. Particolare è la zanna che esce fuori dal labbro inferiore, raramente rappresentata (è possibile vedere una simile raffigurazione nel Charun su lastre fittili di Orvieto).
I leoni del cocchio rimandano, invece, alla dea Cibele, ben conosciuta in ambito greco-romano; i grifoni, rappresentati senza ali, ricordano i draghi alati che trainano la biga di Persefone su due anfore rinvenute ad Orvieto. Il limite dell'Ade è simboleggiato da una porta dorica dipinta che incornicia una nicchia dentro la quale si trova la scena del banchetto con i defunti distesi sul letto funebre.
Charun
La coppia maschile, rappresentata distesa sulla kline, è raffigurata semidistesa, come nel banchetto orientale. Entrambi indossano dei mantelli e il colore della pelle serve a differenziare l'età dell'uno da quella dell'altro. La figura dalla carnagione più chiara e dal volto barbato rappresenta l'uomo più maturo. Forse si tratta di un padre e di un figlio, come quelli raffigurati nelle tombe Golini di Orvieto. Qualcuno, invece, pensa possa trattarsi di due amanti. Accanto ai defunti è raffigurato un servitore avvolto in una tunica trasparente che reca un colino per il vino.
Nella camera di fondo, su una parete completamente bianca, è raffigurato un enorme serpente a tre teste, munito di cresta e barba. Si tratta di una raffigurazione che ricorda l'ambito ctonio rinvenibile nella ceramografia e nella pittura parietale della seconda metà del IV secolo a.C.
I banchettanti della Tomba della Quadriga.
Il sarcofago ritrovato nella tomba è di alabastro grigio, con il defunto disteso sul coperchio. Dopo la fase etrusca il sarcofago fu "occupato". Fu distrutto sul lato destro a colpi di mazza e utilizzato come abitazione in epoca alto medioevale. Tracce di questa "abitazione" si trovano nelle ceramiche da fuoco che fanno compagnia alle ceramiche etrusche qui ritrovate e datate al 320 a.C.. Il sarcofago è stato restaurato e rappresenta il più grande ed antico esempio di sarcofago chiusino, l'unico rinvenuto con il corredo, recuperato in stato frammentario.

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