martedì 5 febbraio 2013

Uno stadio per Roma

Ricostruzione dello stadio di Domiziano
Fonti letterarie narrano che Silla, nell'80 a.C., dopo la sua vittoria su Mitridate, fece svolgere a Roma la 175ma Olimpiade.
In seguito furono Cesare e Pompeo ad organizzare gare atletiche. Cesare, in particolare, fece costruire appositamente uno stadio in legno nel 46 a.C., in cui si svolsero competizioni per ben tre giorni. Ottaviano, per commemorare la battaglia di Azio (31 a.C.) istituì delle gare ginniche che si svolgevano a Nicopoli (Actium) ogni quattro anni.
Nel I secolo d.C., sotto l'impero di Caligola, Claudio e Nerone, i Romani fecero diversi tentativi di istituire a Roma i certamina graeca, che all'epoca di Nerone erano chiamati Neronia. Fu, però, solo con Domiziano, nell'86 d.C., che ebbe luogo l'Agon Capitolinus, in onore di Giove, ispirato alle Olimpiadi.
Resti dello stadio di Domiziano
L'Agon Capitolinus, proprio come le Olimpiadi, si svolgeva ogni quattro anni e comprendeva competizioni ginniche, letterarie e musicali. Domiziano approntò, alla bisogna, nel Campo Marzio, uno stadio ed un Odeon, quest'ultimo per le competizioni musicali. Lo stadio conteneva un gran numero di spettatori. Secondo i Cataloghi Regionari, un elenco di monumenti di età costantiniana, poteva ospitare ben 30.000 spettatori. La pista dello stadio misurava 276 metri di lunghezza e 54 di larghezza ed aveva un solo lato curvo nella parte settentrionale. Fu il primo stadio in muratura di Roma. In precedenza gli agoni atletici si erano tenuti in strutture lignee, allestite appositamente per le gare.
Stadi e circhi si somigliavano molto riguardo alla planimetria, anche se differivano per la presenza della spina, propria dei circhi, che divideva questi ultimi in due metà e che era indispensabile per lo svolgimento delle corse dei carri.
Lo stadio di Domiziano venne completamente distrutto da un incendio dell'epoca di Macrino e fu restaurato nel 217 d.C. e nel 228 d.C., al tempo di Alessandro Severo. Non si sa quando di preciso iniziò la decadenza della struttura, probabilmente già nell'VIII secolo, in uno dei fornici, era sorta la prima chiesa dedicata a S. Agnese (dove attualmente si trova la seicentesca chiesa del Borromini). In seguito lo stadio funse da cava di materiali, mentre chiese e palazzi finirono per occultare definitivamente le strutture superstiti.
Piazza Navona vista dall'alto
Quanto rimaneva dei fornici del grandioso stadio di Domiziano cominciarono ad emergere tra il 1886 e il 1889, durante i lavori per l'allargamento della via Agonale. Gli scavi dello stadio sono ancora visibili affacciandosi da un balcone. I resti si trovano a 3,50 metri sotto il livello stradale moderno. Si conservano anche i resti delle scale che immettevano ai piani superiori delle gradinate. Le pareti interne sono rivestite di stucco.
Lo stadio di Domiziano risulta in uso ancora nel IV secolo d.C.. La sua decadenza cominciò nel secolo successivo, anche se le gare continuarono a svolgersi in un'area chiamata Campus Agonis, Agon, Agones, da cui derivò il termine "Navone", per analogia con la forma che aveva la cavea e che ricorda una grande nave. Le case edificate su quanto rimane della cavea hanno conservato la forma dell'antico stadio.
Piazza Navona dal 1477 venne adibita a mercato, ospitando i commercianti che un tempo si posizionavano ai piedi del Campidoglio. Questa particolarità venne conservata anche dopo la trasformazione seicentesca voluta da Innocenzo X, che fece edificare il palazzo Pamphili e ricostruire la chiesa di S. Agnese. La piazza continuò ad essere sede di mercato fino al 1869, quando quest'ultimo venne trasferito nella vicina piazza Campo de' Fiori.
Domiziano
Gli scavi degli anni '30 del secolo scorso hanno visto il recupero di numerosi frammenti della decorazione architettonica dello stadio. Altri erano stati recuperati nel secolo precedente, unitamente a frammenti di statue che, forse, decoravano i fornici del secondo ordine dell'edificio. Il gruppo più interessante è il cosiddetto Pasquino, ritrovato tra piazza Navona e via della Cuccagna. Il gruppo, in origine, raffigurava Patroclo e Menelao.
Nel 1936 furono ritrovati frammenti pertinenti cinque statue tra cui una replica del Pothos di Scopas ed un torso in marmo pentelico attribuibile a Prassitele e raffigurante l'Apollo Liceo. Nel 1938 gli scavi eseguiti in via S. Maria dell'Anima rivelarono una testa di fanciullo. Nel 1950, durante uno sterro per lavori fognari, venne in luce il torso di una statua in marmo pentelico, copia romana di un originale greco in bronzo, opera di Lisippo raffigurante Ermete mentre slaccia un sandalo.

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