venerdì 22 marzo 2013

Iuvanum, città di transito

Il foro dell'antica Iuvanum
Iuvanum è il nome latino di una piccola città montana che si trovava in località Santa Maria di Palazzo, nell'Abruzzo meridionale. Il nome è stato ritrovato su tegole e iscrizioni e la cittadina sembra essere stata legata a percorsi di transumanza già da epoche remote.
Nel Liber Coloniarum venne chiamata Jobanos. Plinio afferma che Juvanenses è una derivazione di Lanuenses.
Nel tempo Iuvanum è diventata una stazione di sosta e un mercato, a ridosso del quale nacque persino un santuario, nel III secolo a.C., con un recinto in opera poligonale e due templi di tipo italico. Alla fine del II secolo a.C., poi, fu costruito anche il teatro, con la cavea addossata al pendio meridionale della collina, della quale si conservano le prime sette file di gradini.
Degli dèi adorati a Iuvanum non si conoscono i nomi. Probabilmente,trattandosi di una cittadina legata ai pascoli, alla transumanza, ai commerci, qui trovava posto il culto di Ercole, di cui sono stati ritrovati alcuni bronzetti.
La basilica di Iuvanum
In epoca romana la cittadina divenne municipium, iscritta nella tribù Arnensis e vi furono costruiti diversi edifici pubblici. Il municipium venne amministrato da quattuomviri.
La città si estende, al di sotto dell'acropoli, su un'area di oltre 6.000 metri quadrati, orientata in direzione nord-sud. Tra gli edifici pubblici spicca la basilica, costruita alla fine del I secolo a.C. con rifacimenti in epoche successive, qui si trovava il tribunal, nel quale si amministrava la giustizia, e l'augusteum absidato. Il foro era sede di fiere e mercati ed era lambito dalle vie principali della città, tra le quali la via Orientale e la strada lastricata che dal teatro portava all'acropoli. La piazza era circondata da portici colonnati e pavimentata con lastre di pietra calcarea. Ad adornarla vi erano statue, iscrizioni e piccoli monumenti onorari. La città possedeva anche delle terme, poste fuori dall'area che gravitava attorno al foro.
Iuvanum, il teatro
La via Orientale era l'asse principale di viabilità di Iuvanum. Gli archeologi ne hanno riportato alla luce un tratto di circa 90 metri. Probabilmente, in zona extraurbana, la via era fiancheggiata da cippi funerari ed aree deputate alla sepoltura. Su un tratto di viabilità più antica fu realizzata la via del Foro, che collegava il teatro al santuario sull'acropoli.
Gli scavi a Iuvianum sono iniziati nel 1980 ed hanno permesso di ritrovare un'officina vetraria, un thermopolium ed un'altra officina con un'abitazione accanto. Dagli scavi successivi (1998, 1999 e 2000), sono emersi un'officina con dei forni per la fusione del metallo, un edificio pubblico con una grande fontana a doppia vasca, la cui vasca inferiore recava, ai quattro angoli, quattro colonne. Non sono state ritrovate condutture, nella casa.
Abitazioni dell'antica Iuvanum
Sotto il livello della pavimentazione delle tabernae ritrovate nelle vicinanze del foro, sono emerse delle strutture murarie pertinenti ad edifici deliberatamente rasati e predisposti per costruirvi sopra la città. Gli ambienti erano molto grandi e costruiti con accuratezza, probabilmente intorno alla metà o alla fine del I secolo a.C., Non solo: quanto è stato ritrovato denota il tenore di vita medio-alto di coloro che vi abitavano: ceramica a vernice nera, terra sigillata aretina, vetri, lucerne, balsamari, oggetti in bronzo. I ricercatori ritengono che gli ambienti furono distrutti per consentire un allargamento del piccolo centro montano, che si era, nel frattempo, arricchito con i proventi del commercio di prodotti caseari e agricoli. Iuvanum fiorì, infatti, proprio in età augustea e la sua vita durò per tutto il tempo che rimase in piedi l'impero romano. In seguito tornò ad essere un punto di incontro per scambi e, poi, un ricovero per viandanti, di cui rimangono i resti dei fuochi accesi con mezzi di fortuna e una tomba infantile con un corredo datato al VI-VII secolo d.C.
L'area archeologica vista dall'alto
Nella città sono tornati alla luce monete d'argento e di bronzo ma anche utensili in bronzo e ferro quali specilli, spatoline, bilancini, maniglie, cucchiai, mestoli, coltelli. Oltre a questi la città ha restituito vasellame fittile e metallico da cucina e da tavola.
Iuvanum, le sue rovine, erano note sin dal XIX secolo, poiché eruditi locali e viaggiatori le descrivevano piuttosto dettagliatamente. I reperti ritrovati all'epoca andarono a finire nei magazzini delle allora competenti Soprintendenze alle Antichità di Napoli prima e delle Marche. Tra i reperti vi era anche una testa marmorea.
Nel 1940 e negli anni seguenti Giovanni Annibaldi e Valerio Cianfarani effettuarono i primi scavi e fu riportato alla luce il teatro, uno dei due templi sulla collina e il foro. Nei primi anni '60 il teatro e le tabernae del foro furono restaurati.

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