sabato 27 luglio 2013

Una necropoli che è un tesoro

La necropoli di Lovere
Il cosiddetto "tesoro di Lovere" era conosciuto da ben due secoli ma è da due settimane che lo si sta scavando sul serio. Stanno emergendo reperti interessantissimi negli scavi condotti dagli archeologi nel campo dell'oratorio parrocchiale di Lovere, in provincia di Bergamo.
E' stata individuata e verrà presto delimitata e recuperata una necropoli romana risalente ad un periodo compreso tra il I e il IV secolo d.C.. Gli archeologi, sotto la supervisione del direttore dei lavori Marco Agliardi, hanno già scavato le prime due trincee esplorative per una profondità di oltre tre metri ed una larghezza di otto.
Dal terreno sono riemersi due recinti funerari, uno dei quali era stato già indagato nel 1996 a seguito del crollo di un lato del campo sportivo. L'altro non era stato mai scoperto nemmeno durante le campagne di scavo dell'Ottocento.
Una delle sepolture scavate nel 1996
Le prime notizie dell'esistenza di una necropoli romana risalgono, infatti, al 1818 e 1819. Da allora si sono avute sette campagne di scavo. La necropoli, proprio per il vasto lasso di tempo che abbraccia, è importantissima non solo a livello locale ma a livello nazionale. Da essa sono emersi rarissimi oggetti di prestigio ed è stato, dal momento della sua individuazione, uno dei campi più importanti per studiare la composizione sociale degli abitanti del luogo. Gli archeologi hanno, in tal modo, stabilito che nell'antica cittadina ad un ceto medio indigeno, si aggiunse un ceto più facoltoso dedito all'industria ed ai commerci soprattutto attraverso le vie d'acqua.
I primi insediamenti risalgono ad un periodo compreso tra il V e il III secolo a.C., come è stato dedotto dall'esistenza di un nucleo abitativo di origine celtica, oggi detto Castelliere. Con la dominazione romana, Lovere venne dotata di un'importante via di comunicazione, quella poi chiamata strada di San Maurizio. Proprio al periodo romano risalgono i numerosi ritrovamenti di monete e gioielli, custoditi oggi nel Museo Archeologico di Milano.

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