venerdì 15 maggio 2015

Il muro di Shahr-i Sokhta, la città bruciata

Vista degli scavi nella Città Bruciata (Foto: Press TV)
Gli archeologi hanno portato alla luce il muro più alto del sudest iraniano, nella città di Shahr-i Sokhta, nella provincia del Sistan-Baluchistan. Il muro di mattoni è stato scoperto a Taleb Khan Mound e risale al quarto periodo della città, il cui nome significa "città bruciata". Gli scavi hanno restituito anche un frammento di argilla di circa quattro centimetri di lunghezza, con la rappresentazione di una gamba di mucca, risalente a 4500 anni fa.
Nello scavo sono stati trovati anche piatti intatti in argilla, figurine di animali e mattoni con antiche impronte umane. Shahr-i Sokhta è uno dei siti più grandi e più ricchi dell'Età del Bronzo in Iran e Medio Oriente ed è stata inserita nella lista dei siti patrimonio mondiale dell'Umanità nel 2014.
Si pensa che la città sia stata la capitale di un'antica civiltà che fiorì sulle rive del fiume Helmand quasi 5200 anni fa. Al massimo dello splendore arrivò ad estendersi su 300.000 ettari di superficie. La città aveva molti contatti commerciali, politici e sociali con le altre città della regione. Venne bruciata tre volte e dopo l'ultimo incendio non fu mai più ricostruita.
Shahr-i Sokhta venne scavata inizialmente dagli archeologi italiani dell'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO), guidati da Maurizio Tosi (1967) e venne studiata dall'archeobotanico italiano Lorenzo Costantini nel 2005. Gli studi dei ricercatori italiani hanno dimostrato che i residenti della città erano molto abili nei lavori di tessitura e nella creazione di oggetti decorativi come sculture in pietra e ceramica dipinta.

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