sabato 17 giugno 2017

Macheronte, una fortezza...di sorprese

L'accesso al mikveh monumentale di Macheronte
(Foto: Missione Archeologica Ungherese a Macheronte)
Gli archeologi hanno scoperto un enorme mikveh nelle rovine di Macheronte, una fortezza sul Mar Morto costruita per ospitare Erode, il re ebreo vassallo dei Romani. Macheronte sorge a circa 32 chilometri a sudovest di Madaba. Il mikveh è un bagno rituale con piscina per l'immersione, utilizzato nei riti di purificazione. A quanto pare ne sono stati costruiti diversi esclusivamente per l'uso personale della famiglia di Erode.
Il mikveh scoperto a Macheronte è il più grande del suo genere mai trovato in Giordania. La sua architettura, al di là delle dimensioni veramente notevoli, è molto simile ai mikveh scoperti a Qumran, sul lato opposto del Mar Morto, in Israele, che finora erano stati ritenuti gli unici del genere.
Il mikveh di Macheronte è stato rinvenuto a tre metri di profondità sotto il cortile reale del palazzo di Erode, dove è rimasto sepolto per duemila anni. Originariamente era dotato di un soffitto a volta ricavato dalla pietra che venne distrutto nel 71 d.C., quando la X Legio Fretensis, guidata da Lucilio Basso, attaccò la fortezza che, all'epoca, offriva rifugio ai combattenti ebraici durante la guerra giudaica (66-73 d.C.). Tra le mura crollate gli archeologi hanno potuto recuperare anche quattro proiettili da balista romani e due rocchi di colonne di dimensioni massicce.
Ricostruzione del balneum erodiano di Macheronte(Foto: Missione Archeologica Ungherese a Macheronte)
Le indagini, a Macheronte, sono partite nel 1968, ad opera della missione archeologica battista americana di E. Jerry Vardamann. Gli scavi recenti, condotti da un team ungherese-giordano guidato dal Dottor Gyozo Voros, hanno portato alla luce muraglioni intatti all'interno della fortificazione occidentale. Si tratta di strutture di circa 9 metri di altezza. Questo rinvenimento ha fornito agli studiosi la prova della maestosità della cittadella e di quanto vi era contenuto.
Dagli scavi è emersa anche una vasta cisterna sotterranea, posta a circa 18 metri di profondità, che attingendo acqua dal Mar Morto alimentava giardini e bagni in stile romano. L'analisi archeologica ha dimostrato che la cisterna è rimasta in uso per tutto il periodo erodiano. Sono tornate alla luce anche decine di monete romane e 47 ostraca aramaici.
Due colonne ricostruite dagli archeologi a Macheronte. Sullo sfondo il
Mar Morto 
(Foto: Missione Archeologica Ungherese a Macheronte)
Erode, in realtà, non fu il costruttore di questo grande palazzo reale, che oggi si trova nella moderna Giordania. Il palazzo venne fatto costruire dagli Asmonei per il re Alessandro Ianneo, nel 90 a.C. circa, su un altopiano conosciuto come Mukawir, ad 800 metri di altezza sul Mar Morto. Erode ebbe l'unico merito di averlo fatto ristrutturare e riqualificare.
Macheronte era di fondamentale importanza per la difesa della Giudea, in parte grazie alla sua posizione che permetteva di sorvegliare la capitale del regno, Gerusalemme. Scritti rabbinici riportano che il fumo delle offerte sacrificali fatte sugli altari del tempio erodiano della Città Santa erano visibili fino a Macheronte. Qualsiasi esercito in avvicinamento a Gerusalemme da est poteva essere visto facilmente dalla fortezza e dei fuochi, accesi sulle mura di Macheronte, erano in grado di prevenire gli attacchi nemici da quella direzione. I Romani consideravano Macheronte il sito meglio fortificato, anche rispetto all'Herodium e a Masada.
Ricostruzione della fortezza Erodiana di Macheronte. In alto a destra il
cortile reale 
(Foto: Missione Archeologica Ungherese a Macheronte)
Una volta riqualificata e ristrutturata la fortezza, Erode fece costruire al suo interno un palazzo con un cortile, un balneum in stile romano, un triclinio che serviva da sala per banchetti e un cortile con un giardino circondato da portici su tutti e quattro i lati. Il palazzo erodiano di Macheronte aveva anche un'abside semicircolare che serviva ad indicare il luogo dove era posto il trono di Erode che, in seguito, passò al figlio, Erode Antipa.
Gli archeologi sono riusciti a ricostruire anche due colonne di ordine dorico risalenti al periodo erodiano. Le colonne erano alte quasi quattro metri e facevano parte del cortile porticato del palazzo di Erode. Un'altra colonna, questa volta di ordine ionico ed alta quasi cinque metri, è stata trovata negli ambienti che ospitavano il balneum del palazzo.
Macheronte venne distrutta nel 75 d.C. dalla stessa legione romana che aveva espugnato Masada strappandola ai ribelli zeloti, la X Legio Fretensis. In entrambi i casi, sia a Masada che a Macheronte, i Romani costruirono una rampa di assedio per accedere alla fortezza. Gli unici resoconti in merito sono quelli lasciati da Giuseppe Flavio, un ex ribelle ebreo che presto si unì ai Romani. La rampa romana a Macheronte, però, non venne mai completata, afferma Giuseppe Flavio, e questo si può vedere oggi ascendendo alla fortezza erodiana. A differenza di Masada i ribelli che si erano asserragliati a Macheronte sopravvissero. I Romani fecero, in seguito, uccidere 1.700 uomini mentre deportarono a Roma donne e bambini.

Fonte:
haaretz.com

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