domenica 11 marzo 2018

Bulgaria, cisterna romana per la raccolta delle acque carsiche

Cisterna ottagonale che alimentava l'acquedotto di Nicopolis ad Istrum
(Foto: Tihomira Metodieva)
Un gruppo di archeologi ha esplorato, per la prima volta, una cisterna che alimentava, attraverso un acquedotto lungo 23 chilometri, l'antica città romana di Nicopolis ad Istrum, nell'odierna Bulgaria del centro nord. Questa cisterna, che risale al II secolo d.C., si trova vicino alla città di Musina che, a sua volta, si trova ad ovest di Nicopolis ad Istrum. La cisterna raccoglieva le acque provenienti dalle sorgenti carsiche che si trovano all'interno della Grotta di Musina e le convogliava nell'acquedotto che alimentava Nicopolis ad Istrum.
Le rovine di Nicopolis ad Istrum, il cui nome significa "Città della vittoria sulle rive del fiume Danubio", si trovano nei pressi dell'attuale cittadina di Nikyup, a 18 chilometri da Veliko Tarnovo. Anticamente la città, fondata dall'imperatore Marco Ulpio Traiano (98-117 d.C.) per celebrare le sue vittorie sui Daci tra il 101 e il 106 d.C.), si trovava all'incrocio delle due strade principali delle provincie danubiane romane: la strada che da Odessus, sul Mar Nero (odierna Varna) conduceva alla parte occidentale della penisola balcanica e la strada che dall'accampamento militare di Novae (odierna Svishtov) sul Danubio conduceva verso la parte meridionale della penisola balcanica.
La città di Nicopolis ad Istrum è descritta come il luogo di nascita della tradizione letteraria germanica perché nel IV secolo a.C. il vescovo Ulfila (Wulfila, 311-383 d.C.) ebbe il permesso dell'imperatore Costantino II di insediarsi con il suo seguito di cristiani proprio vicino Nicopolis ad Istrum, nell'allora provincia di Mesia. Ulfila inventò l'alfabeto poi utilizzato dai Goti e tradusse la Bibbia dal greco al gotico.
Esplorazione della cisterna dell'acqua carsica della Grotta di Mersina
(Foto: Tihomira Metodieva)
La città di Nicopolis ad Istrum venne distrutta da Attila nel 447 d.C.; alcuni sostengono che, prima della distruzione, sia stata abbandonata dai suoi abitanti. In seguito, nel VI secolo d.C., venne parzialmente ricostruita come avamposto fortificato dell'Impero Romano d'Oriente per poi venire nuovamente distrutta alla fine dello stesso secolo dagli Avari. Tra il X e il XIV secolo Nicopolis ad Istrum era una città medioevale che faceva parte dell'impero bulgaro.
L'esplorazione archeologica della città è iniziata nel 1900, mentre gli attuali scavi sono in corso dal 2007. La cisterna e il bacino d'acqua che alimentavano l'acquedotto di Nicopolis ad Istrum sono stati esplorati dall'archeologo Kalin Chakaron del Pavlikeni Museum of History. Si tratta di una struttura quasi completamente ben conservata, di forma ottagonale, costruita con grandi blocchi di pietra, ognuno dei quali pesa oltre mezza tonnellata. In alcuni punti i blocchi sono tenuti insieme da grappe di ferro rivestite di piombo. La cisterna presenta due uscite, una nell'estremità settentrionale e l'altra in quella occidentale, entrambe sfocianti un canale. L'uscita settentrionale era quella dalla quale si dipartiva l'acquedotto che portava acqua a Nicopolis ad Istrum; l'uscita occidentale riversava l'acqua in eccesso dal canale principale.
L'acqua delle sorgenti carsiche della Grotta di Musina ha una temperatura costante di 14°C e venne portata in città grazie ad un sistema di archi e percorsi interrati. In almeno quattro punti l'acquedotto è costituito da arcate, così come molti altri acquedotti del mondo romano. La parte interrata più impressionante e più grande si trova nella valle del fiume Rositsa. Questa galleria venne ideata per superare la diversa pendenza lungo il percorso dell'acquedotto e permettere una migliore fruizione dell'acqua.
Alla fine del suo viaggio, l'acquedotto arrivava ad un serbatoio di distribuzione dell'acqua, il castellum divisiorum, che si trova davanti al muro occidentale della fortezza di Nicopolis ad Istrum. Qui veniva distribuita ai cittadini.

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